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NO Pacs-Sì Libertà aderisce a
e continua il proprio lavoro sul sito di Family Pride: vi aspettiamo!
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Sono appena 143 le coppie iscritte ai registri delle unioni civili, istituiti dai Comuni di sinistra, da Bolzano a Bagheria. Abbiamo verificato e fatto i conti: sono lo 0,0098% della popolazione. È un fallimento totale... (Libero)
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La "discriminazione" dell'istituto testamentario in danno alle coppie di fatto è una delle principali tesi dei sostenitori dei Pacs.
di Gianmario Mariniello*
«Diciamolo francamente: non ci sono esigenze sociali tali da giustificare una legge sulle coppie di fatto». Parole e musica di Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica.
Spiace essere in disaccordo con Daw, ma le parole di D’Agostino sono del tutto condivisibili.
Come ha sottolineato Luca Volontè – può essere simpatico o meno, riporta cifre – “i promotori dei pacs o delle unioni civili italiane, si arrogano il diritto di rappresentare, secondo i dati Istat, circa 564 mila convivenze, almeno la metà delle quali sono temporanee e in attesa del primo o secondo divorzio o in prossimità del matrimonio, e si dimenticano le politiche familiari e fiscali per i circa 20 milioni di famiglie è presto detto perché almeno in Italia, come nel resto del mondo occidentale, l'ideologia che dietro ai pacs”.Le parole di D’Agostino sono condivisibili maggiormente quando - come fa Daw – si oppongono alle sue tesi “ i problemi di coppie (non sposate) che non possono godere di alcuni effetti giuridici tipici del contratto matrimoniale (questioni di eredità, assistenza sanitaria etc)”.
Premetto che non scegliendo il matrimonio non si assumono diritti ma nemmeno doveri!
Secondo: proprio noi - con la nostra iniziativa che rilancia le parole di Gianfranco Fini - vogliamo rimuovere gli ostacoli che la Legislazione (quindi lo Stato) frappone all’esercizio delle Libertà in materia ereditaria, per esempio.
In Italia l’istituto testamentario è troppo rigido? Vero! Ma per risolvere il problema ci vogliono i PACS? Cioè un’altra legge, un altro istituto giuridico, un altro coordinamento tra norme diverse scritte a distanza di decenni? O basta una riforma delle successioni? Domanda…
Non vorremmo che i PACS vengano visti – specie dal mondo omosex – come un feticcio, come un obiettivo politico da raggiungersi ad ogni costo, nel tentativo – questo sì, ideologico – di rendere tutto uguale o tutto relativo, con il fine di creare un istituto giuridico che dia i diritti del matrimonio senza assumere i doveri. NO PACS!
*Direzione Nazionale Azione Giovani
PS: questo blog aderisce alla Campagna "Family Pride" lanciata dalla Federazione Provinciale di Azione Giovani di Napoli
Sono un lettore quotidiano di A Conservative Mind, il blog di Fausto Carioti che nel nome richiama il famoso (negli USA) libro di Russel Kirk. Oggi dal suo sito sono venuto a conoscenza del fatto che il partito conservatore inglese ha svolto un'analisi sulla funzione sociale della famiglia e i risultati sono "politicamente scorretti"...
Si può dire, senza che nessuno si offenda, che il modello di famiglia tradizionale, quello con un padre, una madre e un figlio (o magari due o tre figli, tanto per non condannare la razza umana all'estinzione), con i due genitori regolarmente sposati (il dove, se in chiesa, comune, sinagoga o altro sono affari loro) è un modello assai più sano, e cioè meno pericoloso, per chi ne fa parte e per il resto della società, dei cosiddetti modelli "alternativi"? Si può dire che i piani di welfare con cui tante socialdemocrazie europee finanziano queste unioni alternative, privilegiandole rispetto al modello tradizionale di famiglia, assieme ai progetti di affirmative action che nelle diverse graduatorie pubbliche premiano i genitori single, finiscono per incoraggiare la disgregazione familiare, e che i primi pagarne il prezzo sono proprio i figli di queste unioni alternative? E' quello che emerge da un recente, monumentale studio statistico sulla popolazione inglese commissionato ad autori indipendenti dai Tories, il partito conservatore.
Dall'indagine, intitolata "Breakdown Britain" (qui il testo integrale, qui il sunto, qui il capitolo sulla famiglia), saltano fuori tante verità che il buon senso comune non fatica a comprendere, pur andando in direzione opposta al credo propagandato da grandissima parte dei media e dai modelli offerti dalla cultura pop occidentale, e cioè che le famiglie "diverse" non solo sono belle, ma sono anche migliori e di sicuro più "trendy" di quelle fondate sul matrimonio.I dati del rapporto, allarmanti da qualunque punto di vista li si voglia guardare, dicono che:
I matrimoni garantiscono un ambiente di gran lunga più stabile sia per i genitori sia per i figli; la maggiore resistenza dei matrimoni rispetto alle convivenze è evidente soprattutto nei momenti di crisi o di stress, come quelli legati ai primi anni di vita dei figli.La separazione delle coppie non sposate è la principale ragione della formazione di famiglie monoparentali nel Regno Unito. A parità di fascia di reddito, prima del terzo compleanno del figlio risulta essersi separato già il 32% delle coppie non sposate; alla stessa scadenza, tra le coppie legate da matrimonio, solo 6 famiglie su cento si sono separate.Il basso indice di separazione delle coppie regolarmente sposate si spiega con una molteplicità di fattori, tra cui il maggiore impegno dei padri nell'educazione dei figli e una migliore comunicazione all'interno della famiglia.Oggi in Inghilterra il 15% dei bambini nascono e crescono senza avere accanto uno dei due genitori, solitamente il padre. Il loro numero è in costante aumento.
I livelli di comportamento antisociale e di delinquenza sono più alti nei figli di famiglie separate che in quelli di famiglie non separate.Il 70 per cento dei giovani identificati come responsabili di atti di violenza provengono da famiglie con un solo genitore.Tra i diciassettenni che vivono senza un genitore è più altro il rischio di bere alcolici con cadenza almeno settimanale (di 1,3 volte) e di drogarsi (1,5 volte).
Su un campione di 2.447 adulti, quelli cresciuti con un solo genitore hanno avuto più fallimenti scolastici, più problemi di tossicodipendenza e di alcolismo, seri problemi di indebitamento e/o di disoccupazione e di dipendenza dall'assistenza pubblica.I contribuenti britannici pagano ogni anno oltre 20 miliardi di sterline, pari a 30 miliardi di euro, per coprire i costi economici causati dalla disgregazione familiare.Le politiche fiscali sono corresponsabili della situazione: genitori appartenenti a categorie a basso reddito rischiano di essere fortemente penalizzati se risultano uniti da un legame ufficiale. In altre parole, volendo agevolare le famiglie composte da un solo genitore, il fisco inglese ha finito per rendere economicamente sconveniente il matrimonio, incoraggiando così la creazione di legami alternativi. Ma il crollo dei matrimoni, come visto, nel medio periodo ha causato alti costi, sociali ed economici.
Sarebbe interessante vedere i risultati di uno studio analogo condotto sulla popolazione italiana. Se solo in questo Paese ci fosse un partito conservatore.
Certamente mi rifaccio alle parole del presidente Fini che, per ovvie ragioni, sono il primo a voler e a dover sostenere.
Tuttavia, se mi è consentito, rimprovero al partito una mancanza di preparazione in materia: cosa potrebbe essere concesso alle coppie di fatto? Ed a quelle omoaffettive? Che differenza c'è fra Pacs ed il riconoscimento dei diritti dei singoli all'interno della coppia? Perchè si vuole un'Italia laica, ma poi si ha paura di chiamare "famiglia" una coppia omoaffettiva? Perchè le destre europee, a cominciare da Le Pen, ma anche quelle più moderate, hanno una visione completamente diversa dalla nostra? La proposta di Fini è identica a quella contenuta nel programma dell'Unione?Questi sono gli interrogativi che ci porranno i nostri avversari politici, per i quali è necessario avere le idee chiare ed ai quali è necessario dare giuste risposte.
Quando si parla di Pacs, si parla già di diritti individuali. Si tratta infatti di un "Patto civile di solidarietà", un patto fra due persone che appartengono ad una coppia, dove ciascun componente esercita determinati diritti individuali.
D'altro canto se viene riconosciuto il "diritto individuale del componente della coppia" automaticamente si riconosce il concetto di "coppia": quello che esce dalla porta, entra dalla finestra.
Ciò che il presidente Fini indica nella sua apertura al riconoscimento dei diritti individuali dei componenti la coppia, è un concetto che in Francia si chiama Pacs. E', insomma, la stessa identica cosa, possiamo chiamarlo come vogliamo (e questa potrebbe essere una strategia!), ma la sostanza non cambia. Tant'è vero che anche in Francia il Pacs non è il matrimonio.
Io vedo come un errore dialettico il termine "No Pacs, sì diritti individuali", perchè non ha molto senso combattere un diritto con la richiesta dell'approvazione di un altro diritto.
Personalmente non posso partecipare alla campagna "No Pacs, sì diritti individuali", perchè sono la stessa cosa. Ed anche perchè sono convinto del fatto che, come avvenne in occasione del divorzio, sia un errore lasciare alle sinistre il monopolio di una lotta di libertà così importante, specie in questo momento dove le nostre posizioni di apertura hanno superato le loro, gettandoli nello scompiglio. Chi ha detto che su un tema così importante e che riguarda milioni di persone, dobbiamo rimanere sempre un gradino indietro rispetto alla consorteria Prodi - Binetti - D'Alema, specie in un momento come questo dove arrancano sui temi etici? Siamo uno degli ultimi Paesi dell'Europa dei Quindici a legiferare in materia (insieme alla Grecia) e sappiamo tutti che a questo o a quel risultato prima o poi arriveremo: perchè una volta tanto non ci portiamo avanti e superiamo l'ingarbugliata sinistra?
Mi rendo disponibilissimo a partecipare al dibattito,
vi saluto cordialmente,
Enrico Oliari